Linguaggio moderno dell'architettura

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  1. MimiTachikawa10
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    Innanzitutto ciao a tutti ^_^ non so se sto pubblicando nella giusta sezione, ad ogni modo mi è sembrata la più consona. Quindi mi scuso per eventuali inconvenienti. Ho discusso con Al di un progetto, che consisterebbe in delle lezioni d'arte per chi dovesse essere interessato/ta.
    Inizio con questo argomento perché dopodomani devo sostenere l'esame di beni culturali, è questo è l'argomento che mi è sembrato più interessante e che ho deciso di portare come elemento principale. Spero possa interessare anche a voi ^_^
    In questo post parlerò delle differenze fra l'architettura classica e l'architettura moderna.
    Quando il professore di beni culturali c'è ne ha parlato, ho avuto l'impressione di "capire" per la prima volta l'architettura, prima la studiavo già al liceo artistico, ma quando parlavamo di edifici e monumenti storici mi sembrava che si stesse parlando arabo. Quindi questo argomento di cui adesso andrò a parlare mi è sembrato molto interessante, perché getta le basi per capire l'architettura, anche ai più profani. Vi giuro mi si è aperto un mondo, perchè ho capito cose che prima credevo sconosciute, spero lo sia anche per voi ^_^
    Spero di parlarvi in maniera chiara, ma se qualcosa non la capite, fatemelo sapere cercherò di spiegarvi meglio ;)

    Il linguaggio moderno dell'architettura (definizione)

    Bruno Zevi (il più importante teorico dell'architettura organica)
    scrive un libro "Il linguaggio moderno dell'architettura" in risposta ad un altro libro "il linguaggio classico dell'architettura" scritto da Summerson.
    Lo ha scritto dopo aver atteso invano un decennio la sua pubblicazione per mezzo di altri, mai avvenuta. Quindi decise che era un compito improrogabile e che avrebbe dovuto pensarci lui perché era già in ritardo.
    Nel linguaggio moderno dell'architettura Zevi elenca 7 invarianti (fisse, che non possono variare, se ne possono aggiungere di altre se si vuole 10, 20, 50.... ma sempre senza negare le prime sette, con il presupposto delle prime 7)

    Primo punto: Elenco come metodologia progettuale

    In passato, prima dell'invenzione del cemento armato, gli edifici erano tutti uguali: le finestre che coincidevano con le porte, sempre al centro della stanza.
    Le facciate degli edifici erano regolari, con il portone sempre al centro del palazzo e le finestre hai lati e sopra disposte tutte alla stessa distanza (architettura classica)
    "La forma che segue il fiasco" cioè esistono strutture predefinite "tutte uguali" e dentro si mette qualsiasi cosa in base a ciò che serve (serve una scuola, si mette la scuola, un ospedale un ospedale, una biblioteca, all'interno del palazzo viene inserita una biblioteca) senza pensare alla funzione.

    "Elenco come metodologia progettuale" ci dice che non deve più esistere un edificio predeterminato, ma deve essere in base alla funzione.
    Prima di costruire un edificio si deve prima fare un "elenco" con le varie funzioni, le varie parti che servono per un dato edificio e si va a progettare secondo la propria funzione.
    Es. Si va a progettare una biblioteca. Per prima cosa bisogna fare un calcolo orientativo di quanta sarà l'utenza che dovrà fruire della biblioteca, se è prevista un utenza di 100 persone avrà una grandezza, se di 500 un altra grandezza, se 10.000 un altra grandezza (sempre in base alla funzione)
    Dopo che avremo stabilito la grandezza dovremo pensare:
    Un parcheggio (sempre in base al numero dei visitatori, idem anche per punti giù)
    Un ingresso
    Un guardaroba
    Archivio (dove saranno schedati i titoli dei libri presenti)
    la sala per la distribuzione di libri con omino addetto
    sale lettura (diverse per i diversi generi di lettura)
    zona servizi (bagni)
    Bar
    Uffici
    carico e scarico merci
    sala per microfilm, periodici, mediateca
    e così via...
    Poi si va a progettare l'edificio in base all'elenco che avremo stipulato, in modo tale che l'edificio sarà funzionale e consono alle sue richieste.

    Ecco terminato il primo punto, spero fino adesso tutto chiaro, le cose più interessanti iniziano adesso e per i punti a venire: Secondo punto "Asimmetrie e dissonanze

    Come abbiamo già detto, tutto viene in base alla funzione quindi:
    Quando si va a posizionare una finestra la si posiziona nel punto più congeniale, non più al centro o ai due lati della porta in modo simmetrico, ma "asimmetrico"
    Il linguaggio classico crea delle finestre tutte della stessa dimensione
    Il moderno no, azzera tutto, parte da zero e progetta la finestra in base alla sua funzione
    ogni finestra e una cosa a se e come tale ognuna può avere la sua dimensione
    Le finestre non vanno affatto allineate, ne proporzionate, ma possono assumere qualsiasi forma:
    Quadrata, rettangolare, circolare, triangolare, ellittica, a profilo libero
    rispetto una stanza che deve illuminare, può essere un asola a filo di soffitto o di pavimento, grande quanto tutta la parete... ecc
    Tutto ciò che si vuole e ritiene giusto dopo aver calcolato ambiente per ambiente la sua funzione
    Non c'è motivo di uniformare le finestre "mortificando la loro specificità"
    saranno efficaci quanto più diverse.
    Inoltre se si vuole giocare con le finestre, oltre a cambiarle di dimensione e forma fra di loro
    si può anche giocare incassandole rispetto alle pareti della stanza o facendole sporgere in fuori (in aggetto) creando anche un maggior effetto chiaroscurale all'esterno, "rompere" la facciata classica, creando un effetto unico su ogni palazzo, rendendolo a se, non più una copia di tanti.
    E perché invece non inclinare l'angolazione di una data finestra rendendola obliqua?
    Così si possono creare innumerevoli vedute, inclinate verso il basso per la veduta di una piazza o verso l'alto per mostrare il cielo o da destra o sinistra recuperando vedute panoramiche profonde e qualificate: una prospettiva stradale, un monumento, il mare...
    Fronti ricchi di angolature in cui le superfici vitree non sono mai parallele a quelle del fondo
    con un duplice scopo, oltre che aumentare l'aspetto artistico dell'edificio migliorando l'illuminazione migliora anche la funzione dell'edificio (che poi è lo scopo di fondo del messaggio)
    L'architettura moderna moltiplica le possibilità di scelta, quella classica le riduce.
    è strano?
    supponiamo per un momento che a parità di rendimento funzionale, le finestre possano essere uguali o diverse. Diverse sono per offrire più scelte.
    Il linguaggio classico dice invece "tutte uguali" così saranno ordinate come cadaveri.
    Ma l'ipotesi che la resa funzionale sia uguale è assurda.
    Il classicismo si addice ai cimiteri non alla vita.

    L'invariante in primis del linguaggio moderno (che le racchiude tutte e 7) consiste nel "perchè?"
    Nel non subire le leggi aprioristiche, nel rimettere in discussione ogni assetto convenzionato.
    Consiste sempre nel riazzerare in continuazione.
    Niente e definito e a priori.
    Perchè gli ambienti di un appartamento devono avere tutti la stessa altezza?
    Perchè tutte le stanze devono formare una scatola elementare?
    Perchè non ridisegnare interamente la sua forma in base la sua funzione?

    Tornando al nostro punto "asimmetrie e dissonanze" per essere più chiari:
    Rispondendo alla domanda di chi non credendo nella "asimmetria" ci dirà "allora dove?"
    Noi dovremo rispondere "in qualsiasi altro punto".
    Se "non" dobbiamo mettere una finestra al centro o due ai lati della porta.
    Possiamo disporla in qualsiasi altro punto. L'esempio della porta è un esempio anche difficile.
    Lo stesso concetto è attuabile anche con un quadro.
    Negare il principio di simmetria.
    Posizionare il quadro in qualsiasi altro punto che non sia quello più scontato e simmetrico (cioè il centro), ma posizionarlo nel punto più improbabile.
    La "simmetria" e del linguaggio classico, di conseguenza l' "asimmetria" lo è del moderno.
    Anzi in qualsiasi altro punto vuol dire: nel punto più convenientemente decentrato, affinché si esalti la diagonale, la massima profondità.
    L'ideale dove posizionare una porta è nell'angolo, è il punto dove si esalta maggiormente lo spazio.
    Lo stesso discorso di decentrare e rivisitare gli spazi vale anche per il quadro o per le finestre o qualsiasi altra parte o oggetto.

    La simmetria bisogno spasmodico di sicurezza, paura della flessibilità, della crescita, del tempo vissuto. Non è un caso che le maggiori potenze dispotiche come Il fascismo il nazismo, le dittature cilene, dell'urss stalinista, hanno costruito tutti edifici classici, simmetrici, perfetti, per nascondere i problemi del popolo.
    La simmetria da calma, quiete, nasconde, da magnificenza, da un aspetto grandioso a qualcosa che non funziona.
    L'italia è stata riempita di edifici classici per il fascismo, quando l'economia nazionale è entrata in crisi, le masse dominanti la compensavano con una maschera classicista. Evocando il passato greco romano mitizzandolo, per nascondere l'instabilità del presente.
    Attribuivano un volto aulico, olimpico, grandioso, per nascondere lo squallore sociale.
    è stato sempre così la simmetria è la facciata di un potere fittizio, che vuole apparire incrollabile.
    Ci sono edifici simmetrici non retorici, ma tutti quelli retorici "simboli di autorità totalitaria" prodotti di ignavia e cinismo sono simmetrici.

    "Asimmetrie e dissonanze" nega il principio di simmetria, esaltandone le dissonanze, è per l'imprecisione, la creatività, il tocco artistico da dare a ogni oggetto o componente della stanza,
    per darle il suo taglio originale e più funzionale, senza schematizzarlo, preordinarlo.
    Dove ogni palazzo ha la sua caratteristica peculiare. Senza diventare un numero nella massa della città.

    Ecco siamo alla fine del 2 punto, forse questo è stato un po' difficile. Penso che il prossimo si rivelerà più semplice.

    Terzo punto: Tridimensionalità antiprospettica

    Facciamo sempre il confronto con l'architettura ottocentesca, quella precedente il cemento armato
    dove la strada era a corridoio con i palazzi disposti a destra e sinistra con monumento finale (da vedere palladio)
    al vertice delle strada corridoio, il punto di fuga ideale è un palazzo posto di piatto nel finale, tipico classicismo. Dove il fondale assume la forma di una quinta teatrale, dove il palco "chiude" il fondo.
    Il linguaggio moderno la "tridimensionalità antiprospettica, nega la strada corridoio, nega il principio che un palazzo sia come una quinta teatrale (chiudendo il fondo)
    l'architetto moderno avrebbe posizionato il palazzo di spigolo, in modo da far percepire il suo volume.
    Nega il punto di fuga privilegiato, in modo da non chiudere la strada, ma di esaltarne gli spazi.

    Quando nel primo quattrocento da Brunelleschi viene inventata la prospettiva avviene negli edifici una perdita dei volumi, portandoli ad appiattirli.
    La prospettiva è una tecnica grafica volta a rappresentare una realtà tridimensionale su di un foglio bidimensionale.
    Per agevolare il compito, portò gli architetti, indusse a squadrettare tutti gli edifici, riducendoli a prismi regolari. Il mondo divenne scatolare.
    La prospettiva avrebbe dovuto offrire gli strumenti per acquisire con maggior consapevolezza la tridimensionalità, invece l'anchilosò fino al punto da rendere la rappresentazione meccanica e quasi inutile.
    Non si inventarono più gli spazi per la vita umana, si disegnarono gli involucri che la impacchettano. Non più l'architettura, ma il suo contenitore dominò con la prospettiva.
    l'impresa prospettica in teoria avrebbe dovuto esaltarne la profondità, ogni volume edilizio si poteva congetturare, offrendosi in scorci angolari, lo spigolo sarebbe divenuto elemento propulsivo del prisma e contestandone l'isolamento lo avrebbe coinvolto nel tessuto urbano.
    Impostasi in nome della terza dimensione, la prospettiva fu applicata di regola come inquadratura centrale: cioè in senso bidimensionale.
    Perchè invece non esaltarne gli spazi, in nome della terza dimensione?

    Quarto punto: Sintassi della scomposizione quadrimensionale

    Immaginiamo la stanza come scatola cubica
    è chiusa a se, non coinvolge l'intorno e lo spazio, non si mischia con essi, con l'esterno.
    Proviamo invece a scomporla, ad immaginarla come insieme di piani, di 6 facce.
    Bene adesso proviamo a spostarli. Fate scivolare un piano a destra, uno a sinistra, ad inclinare il piano del soffitto. Deformiamo una parete creandola circolare, ondulata, inclinando anch'essa.
    Rompiamo la scatola cubica facendola dialogare con l'intorno, in modo che gli spazi si compenetrino, una stanza diventa parte anche dell'altra.
    Non esiste più la scatola chiusa, finita, ma tutto diventa scomposto, in comunione con il resto del mondo che ci circonda.
    Architettura non è più vista in quattro muri, ma ragiona per ambienti
    non più per cubi, ma per ambienti.

    Quinto punto: Strutture in aggetto, gusci e membrane

    Il quarto punto "la scomposizione" ha gettato le basi per il quinto "strutture in aggetto, gusci e membrane.
    le strutture in aggetto come detto prima sono le strutture che sporgono in fuori da un edificio, come ad esempio i balconi.
    La scatola cubica e negata, la stanza così come la conosciamo noi non esiste più, gli ambienti dialogano fra di loro
    "strutture in aggetto, gusci e membrane" ci da' la rappresentazione pratica di quello che è il punto precedente.
    Deformando il tetto dandogli la forma di un guscio, di una conchiglia. facendo sporgere degli ambienti, delle stanze verso fuori, distaccandosi dalla scatola è facendone una forma irregolare.
    Suddividere gli spazi da membrane di vetro che servono solo a delimitare gli spazi, ma nel fra tempo dialoga con l'esterno.

    Sesto punto: Temporalità dello spazio

    Temporalizzare significa ripartire il tempo all'infinito senza mai bloccarlo, o almeno dare l'impressione di bloccarlo, come in una scatola chiusa dove è tutto fermo, tutto bloccato, tutto uguale come se il tempo fosse fermo, lo sguardo non viene indotto a spostarsi da un punto all'altro senza sosta.
    Temporalizzare significa dare l'idea del percorso, mai interrotto, come nelle catacombe romane, non stanze, ma lunghi corridoi. Lo sguardo continua ad andare senza mai fermarsi...
    Nel museo Guggenheim di New York il museo è formato da una lunga spirale che va dalla base fino al tetto, tutto in percorso con l'aggiunta di una spirale di vetro dietro i quadri che con il passare delle ore del giorno contribuisce ad alterare la luminosità della sala che non è mai sempre la stessa, oltre il movimento del continuare dello scorrere della vita fuori il museo per strada, visibile dalla vetrata... Così da non darti mai stabilità, da l'idea del tempo, tutto è in divenire... Questo significa temporalizzare... Dare sempre l'idea del tempo che corre...

    Settimo e ultimo punto: Reintegrazione edificio città territorio

    Edited by MimiTachikawa10 - 28/10/2014, 16:23
     
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